I tessuti per arredamento conobbero grandi cambiamenti: nel Seicento le finestre avevano un’unica tenda, di solito in saye, tessuto di lana tipicamente inglese, molto spesso verde, e si usavano tovaglie sui tavoli, mentre le sedie imbottite erano coperte di pelle, ricami o una stoffa di lana lavorata “alla turca”, perché dai motivi simili a quelli dei tappeti turchi.
Nel Settecento, però, si preferiva coprire i tessuti preziosi, da mostrare solo nelle occasioni speciali, con fodere resistenti, di solito con una trama a quadri. Le tende alle finestre divennero due, di lana, rosse o verdi, ma verso la fine del secolo si tornò alla tenda unica, di lana, cotone misto a lino o, per i più ricchi, seta damascata, e spesso a strisce bianche e blu.
Il XIX secolo vide, invece, l’invenzione delle tinture chimiche e colori molto più vivaci per carta da parati e tessuti. La nascita del cotone stampato, il chintz, diffuse fodere e tende con motivi floreali su fondo chiaro, ma questo, come provano i dipinti, fu anche il secolo dell’arredamento in velluto rosso.
E se negli anni Trenta i colori dei tessuti per interni erano tenui, con nessuna o solo una semplice trama, dagli anni Sessanta del Novecento i motivi delle tappezzerie divennero stravaganti e dai colori vivaci. Ma dagli anni Ottanta, tappeti e tende iniziarono a scomparire.
E il museo Geffrye è riuscito a riassumere tutto questo, e molto di più.